mercoledì 27 ottobre 2010

Eseguite subito la scansione con HouseCall 7.1!


Da http://housecall.trendmicro.com/it/






Eseguite subito la scansione con HouseCall 7.1!

HouseCall è il famoso ed efficiente programma di analisi su richiesta di Trend Micro™ per l’identificazione e la rimozione di virus, cavalli di Troia, worm, plug-in indesiderati del browser e altre minacce informatiche.



HouseCall 7 è dotato di un’interfaccia intuitiva ed è in grado di eseguire scansioni veloci in aree critiche del sistema e contro le minacce informatiche attive. Sfrutta inoltre il modulo Trend Micro™ Smart Protection Network per garantire che le scansioni rilevino anche le minacce più recenti.




HouseCall 7.1 rappresenta un ulteriore miglioramento rispetto al recente HouseCall 7.0, perché prevede un’opzione di scansione completa del sistema e un’opzione di scansione solo per cartelle specifiche. È stato aggiunto anche il supporto per le versioni a 64 bit di Windows Vista e Windows 7.



HouseCall fornisce un controllo rapido e semplice delle minacce a prescindere dallo stato di protezione della soluzione di sicurezza in uso. Per ulteriori informazioni su HouseCall, è possibile leggere le domande frequenti (PDF).

 

martedì 26 ottobre 2010

Ubuntu scarta GNOME Shell, il futuro è Unity!


Da http://www.tomshw.it/cont/news/ubuntu-scarta-gnome-shell-il-futuro-e-unity/27717/1.html






Ubuntu scarta GNOME Shell, il futuro è Unity

di Manolo De Agostini
Martedì 26 ottobre 2010

L'interfaccia utente di Ubuntu 11.04 sarà basata su Unity. GNOME Shell, secondo Canonical, ha numerosi problemi e va in una direzione sbagliata.


Unity diventerà l'interfaccia utente principale di Ubuntu anche su desktop. Canonical prende le distanze da GNOME Shell (che continuerà ad appoggiare) e opta per usare l'interfaccia della versione 10.10 per netbook anche sui PC tradizionali. Ubuntu 11.04 (Natty Narwhal, in uscita nell'aprile 2011) sarà la prima desktop con la nuova UI (debitamente modificata rispetto a quella per netbook). Secondo Mark Shuttleworth, boss di Canonical, l'adozione di Unity è il cambiamento più importante nella storia di Ubuntu. Un passo rischioso che richiederà molto lavoro e che già divide la comunità open source.





Ubuntu passa a Unity anche per la versione desktop

Canonical ha deciso di realizzare una propria shell perché ha una visione radicalmente differente sul futuro dell'interfaccia utente rispetto a quella degli sviluppatori di GNOME Shell. Parlando al sito Arstechnica il papà di Ubuntu ha affermato che il rifiuto di GNOME ai "menù globali" è solo una delle differenze che hanno portato all'adozione di Unity. Ci sono infatti anche dei problemi tecnici che hanno portato a questa decisione. Gli sviluppatori di Ubuntu sono infatti rimasti molto insoddisfatti del window manager Mutter presente in GNOME e hanno deciso optare per Compiz.


Ubuntu spingerà inoltre su Zeitgeist, un framework pensato per tracciare e correlare relazioni tra le attività degli utenti in modo da offrire applicazioni con informazioni contestuali rilevanti da presentare agli utenti. Zeitgeist doveva far parte di GNOME 3 ma è stato rimosso dalla scaletta. Il supporto multi-touch sarà inoltre un tema importante per il futuro Ubuntu. Shuttleworth ha anche dichiarato che l'approccio alla gestione file attuale, con file e cartelle, è sorpassato. Il lavoro di Canonical sarà incentrato sulla ricerca e su strumenti basati su Zeitgeist e sul contesto.


Di seguito un video di Ubuntu 10.10 con interfaccia Unity su un Dell Latitude TX2.

venerdì 22 ottobre 2010

Apple ed il nuovo Mac OS X Lion!



Da http://www.applicando.com/articoli/0,1254,36_ART_136889,00.html





Sarà l'ottava major release del Mac OS X quella che Apple metterà in commercio entro dell'estate del prossimo anno. E, come di consueto, sarà contraddistinta dall'immagine di un felino: questa volta sarà il leone a contraddistinguerla.

Come ha sottolineato Steve Jobs, sarà un ritorno al Mac, nel senso che Apple ha portato dapprima una serie di funzioni di Leopard e Snow Leopard sull'iOS e ora è invece il Mac OS X a beneficiare delle funzioni sviluppate per il sistema operativo dei dispositivi mobili. E le novità che Jobs ha mostrato in anteprima sono di tutto rispetto.

Tra tutte spicca sicuramente la disponibilità del Mac App Store, ossia di un negozio di applicazioni specifico per i Mac, con l'obiettivo di consentire l'installazione e l'aggiornamento delle applicazioni Mac più facile che mai. Come accade con l'iPad, gli utenti possono acquistare le app usando il proprio account iTunes, per poi scaricarle e installarle in un unico passaggio. Gli aggiornamenti vengono distribuiti direttamente tramite il Mac App Store. Il Mac App Store sarà parte integrante di Lion, ma sarà già disponibile per Snow Leopard entro 90 giorni.

Un'altra delle novità mostrate da Jobs è Launchpad, un sistema per trovare e avviare velocemente le app. Un po' come la schermata Home dell'iPad, Launchpad consente di vedere tutte le app sul Mac, ordinate, semplicemente facendo clic sull'icona nel Dock. Le applicazioni potranno essere organizzate a proprio piacimento, o raggruppate in cartelle, e si potranno scorrere svariate pagine per trovare quella desiderata.

Lion include il supporto a livello di sistema per le applicazioni full screen. Con Lion, gli utenti possono attivare la modalità a schermo intero con un solo clic, passare da un'app a schermo intero all'altra sfiorando il trackpad, e tornare alla Scrivania per accedere alle app a finestra multipla.
Dal canto suo, la nuova funzione Mission Control offre una vista unificata di tutte le app e finestre aperte sul Mac, così gli utenti avranno un accesso completo all'intero sistema. Mission Control integra inoltre la prossima generazione di Exposé: tutte le finestre attive sul Mac verranno presentate raggruppate per applicazione, insieme alle miniature delle app a schermo intero, Dashboard e altri Spaces.

Non poteva mancare un accenno agli schermi multitouch. Jobs ha detto che ovviamente Lion li supporterà ma ha anche detto che, dagli esperimenti fatti, Apple ha notato che l'uso in verticale non è funzionale perché stanca l'utente. L'unico utilizzo possibile è in orizzontale. Forse che i nuovi iMac potranno essere usati come dei tablet?

La presentazione di Lion è stato solo un piccolo ma sostanzioso assaggio delle potenzialità del nuovo sistema operativo e di cui potremmo beneficiare fra un anno. Tuttavia, già entro 90 giorni il nuovo Mac App Store introdurrà una significativa innovazione non solo nel mondo Mac ma in quello del computing in generale.

Apple progetta i Mac, i migliori personal computer al mondo, insieme a OS X, iLife, iWork e i software professionali. Apple sta guidando la rivoluzione della musica digitale con i propri iPod e con il negozio online iTunes. Apple sta reinventando la telefonia mobile con i suoi rivoluzionari iPhone e App Store, e ha recentemente introdotto il magico iPad che sta definendo il futuro dei dispositivi portatili e dei media in ambito mobile.

giovedì 21 ottobre 2010

Backup incrementale su rete con Mac OS X "Snow Leopard"

Da Backup incrementale su rete con Mac OS X "Snow Leopard"

Come si fa a creare un backup incrementale su percorso di rete con Snow Leopard
Scritto da: Maurizio Natali.



creare un backup incrementale di un volume di rete con snow leopard ed il terminale unix

Come creare un backup incrementale di un volume di rete con snow leopard ed il terminale unix.



L’articolo di oggi è un po’ tecnico, ma risponde ad una domanda che mi è stata fatta diverse volte, ovvero: come si fa un backup incrementale con Snow Leopard? Prima di tutto vediamo il significato del termine. Un backup incrementale crea una copia dei nostri file su un disco di rete (o locale), aggiungendo di volta in volta tutti i nuovi file e sovrascrivendo quelli più recenti. In questo modo ci si assicura di non perdere nessun file, anche quelli che poi vengono cancellati dagli Hard Disk oggetto del backup.

Solitamente questo tipo di backup ha senso quando è automatico ed eseguito in background in momenti prestabiliti, in modo da non doverci preoccupare di attivare la procedura manualmente.

La buona notizia è che su Mac OS X, grazie al granitico cuore Unix, la procedura è realizzabile senza l’ausilio di software aggiuntivi. Quella cattiva è che bisogna sporcarsi un po’ con il terminale. Ma di sicuro non ci farà male!

Al termine di questo articolo, creeremo un’operazione programmata (con crontab) di uno script che esegue la connessione (mount) di un volume di rete condiviso (mediante samba), esegue il backup incrementale e crea un diario (log) del risultato. Considerando che può essere piuttosto complesso, proseguiremo per gradi.

Bene, il comando da eseguire per il backup è rsync. E una sua possibile implementazione è la seguente:

/usr/bin/rsync --recursive --times --specials SORGENTE DESTINAZIONE

Se volete conoscere il significato delle opzioni che ho indicato prima delle cartelle SORGENTE e DESTINAZIONE, potete approfondire sulla pagina del manuale di rsync. Per ottenere i percorsi reali delle cartelle in gioco, trascinatele nell’area del terminale.

A questo punto siamo già in grado di creare uno script che esegue tale backup. Assicuratevi che sia la sorgente che la destinazione siano raggiungibili e poi aprite il vostro programma preferito per la scrittura di codice. In questo caso è ottimo TextWrangler (o Smultron). Iniziate le prima riga con il seguente commento:

#!/bin/sh

e poi incollate il codice di sopra, sostituendo i vostri percorsi a SORGENTE e DESTINAZIONE. Create una cartella Script nella vostra home (quella con il vostro nome) e salvateci dentro il file in questione, con il nome “backup.incrementale.sh”. A questo punto se volete iniziare a provarlo, potete eseguirlo aprendo il Terminale e digitando:

/bin/sh ~/Script/backup.incrementale.sh

Il caso che voglio esaminare oggi però è più complesso, in quanto esegue il backup su un volume di rete. Per utilizzare questo volume in locale è necessario montarlo e per farlo si usa il comando mount. Un percorso di rete si raggiunge con un indirizzo IP (o un nome) e vi si accede conoscendo nome utente e password, se è protetto. Una possibile implementazione di mount è la seguente:

/sbin/mount -t smbfs //GUEST:@192.168.1.2/backup /Volumes/tmpbackup

Con questa riga si monta sul percorso locale /Volumes/tmpbackup la cartella /backup raggiungibile tramite l’IP 192.168.1.2, il quale non è protetto da password e pertanto vi si accede come GUEST (ospite). La cartella di destinazione /Volumes/tmpbackup deve però già essere creata. In caso fosse necessario autenticarsi, la password va inserita tra i due punti e la chiocciola. Il comando può essere eseguito da Terminale e, se va a buon fine, apparirà un nuovo volume di rete sul Mac, con relativa icona sulla scrivania. A questo punto il disco remoto può essere usato come uno locale, quindi potremmo sostituire a DESTINAZIONE il nostro /Volumes/tmpbackup.

Notate che il volume è montato come file system smbfs. Per maggiori dettagli sui tipi disponibili verificare il manuale di mount. Terminato il backup possiamo smontare il volume. Useremo prima di ogni riga il comando ECHO che stampa a video una stringa. In questo modo avremo la duplice funzione di capire leggendo il codice cosa faccia la riga successiva e di avere un output a video della progressione dello script. Quindi il nostro script diventerà:

#!/bin/sh
echo "MI ASSICURO CHE ESISTA LA CARTELLA /Volumes/tmpbackup";
mkdir /Volumes/tmpbackup 2>/dev/null
echo "MONTO VOLUME DI RETE";
/sbin/mount -t smbfs //GUEST:@192.168.1.2/backup /Volumes/tmpbackup
echo "ESEGUO BACKUP INCREMENTALE"
/usr/bin/rsync --recursive --times --specials SORGENTE /Volumes/tmpbackup
echo "SMONTO VOLUME DI RETE"
/sbin/umount /Volumes/tmpbackup
echo "CANCELLO LA CARTELLA /Volumes/tmpbackup";
rmdir /Volumes/tmpbackup

Se però il comando mount non dovesse andare a buon fine per qualsivoglia motivo, la cartella /Volumes/tmpbackup rimarrebbe come una cartella locale e quindi rischieremmo di fare un backup sul nostro stesso Mac. Spiego meglio: noi creiamo una cartella locale dentro /Volumes a cui associamo con mount un percorso di rete. Se quest’ultima operazione non dovesse funzionare, la cartella non sarebbe associata al volume di rete e la copia verrebbe dunque effettuata localmente.

Una possibile soluzione è quella di creare una cartella nel volume di rete e poi verificare la sua presenza con lo script. Se la troviamo il mont è andato a buon fine. Con la scusa creiamo una cartella che ci tornerà utile per tenere traccia dei backup e la chiameremo “_log” (l’underscore lo inseriamo così che questa venga sempre posizionata in cima alla lista).

Dopo aver creato la cartella nel volume di rete, aggiorniamo lo script, inserendo la verifica e facendo creare a rsync un diario dei backup:

#!/bin/sh
echo "MI ASSICURO CHE ESISTA LA CARTELLA /Volumes/tmpbackup";
mkdir /Volumes/tmpbackup 2>/dev/null
echo "MONTO VOLUME DI RETE";
/sbin/mount -t smbfs //GUEST:@192.168.1.2/backup /Volumes/tmpbackup

echo "VERIFICO mount TRAMITE PRESENZA DELLA CARTELLA /Volumes/tmpbackup/_log"
if [ ! -d /Volumes/tmpbackup/_log ];
then
echo "MOUNT ERRATO, BACKUP ANNULLATO";
else
echo "ESEGUO BACKUP INCREMENTALE"
/usr/bin/rsync --recursive --times --specials SORGENTE /Volumes/tmpbackup --log-file=/Volumes/tmpbackup/_log/backup_$(date +\%Y\%m\%d).txt
echo "SMONTO VOLUME DI RETE"
/sbin/umount /Volumes/tmpbackup
fi

echo "CANCELLO LA CARTELLA /Volumes/tmpbackup";
rmdir /Volumes/tmpbackup

La sintassi IF/THEN/ELSE/FI va letta come SE/ALLORA/ALTRIMENTI/FINE SE. In pratica diciamo che se dopo il mount non riusciamo a raggiungere la cartella /Volumes/tmpbackup/_log allora non eseguiamo il backup, perché evidentemente il mount non è andato a buon fine. Ovviamente il codice così com’è è ancora largamente perfettibile, perché ho cercato di ridurre all’osso i concetti per renderli comprensibili.

L’ultimo passaggio è quello di rendere il backup automatico. Aprite il terminale e scrivete

sudo crontab -e

vi verrà richiesta la password amministrativa e poi vi troverete in un’area editabile. Premete un carattere per iniziare ad editare (apparirà — INSERT — in basso). Incollate qui il seguente codice, o riproducetelo manualmente se preferite (gli spazi orizzontali sono creati con il tasto TAB):

#m h mday month wday command
0 13,22 * * * /bin/sh ~/Script/backup.incrementale.sh

Così come è scritto il comando che esegue lo script di backup, verrà eseguito dal nostro computer tutti i giorni della settimana, alle ore 13:00 e alle ore 22:00. Per modificare i parametri al fine di scegliere l’intervallo che preferite, fate riferimento alla pagina del manuale di crontab.

Quando avete definito il tutto, premete ESC (dovrebbe sparire la scritta — INSERT –) e digitate :wq e poi premete invio. Il comando esegue un salvataggio (write) ed esce (quit).

Spero che sia tutto chiaro! In bocca al lupo con i vostri backup incrementali!

mercoledì 20 ottobre 2010

Macbuntu: trasformare Ubuntu in Mac OS X [the ultra-easy way]



Da http://www.geekissimo.com/2010/10/18/macbuntu-trasformare-ubuntu-in-mac-os-x-the-ultra-easy-way/



La guida su come trasformare Ubuntu Lucid Lynx in Mac OS X che vi abbiamo segnalato qualche settimana fa, nonostante fosse bollata come “the easy way”, non vi è sembrata abbastanza facile da portare a termine? Malgrado il vostro essere geek, non volete spendere più di cinque minuti per rendere più gradevole il desktop della vostra Linux-box? Salite sul primo tavolo che vi capita a tiro e iniziate a ballare la Tarantella: in città è arrivato Macbuntu!

Macbuntu è un pacchetto all-in-one che permette di trasformare Ubuntu in Mac OS X in maniera del tutto automatica. Comprende un tema per il desktop (con icone e cursori per il mouse), una barra dock (Docky), i font, le schermate di boot/accesso e la barra dei menu in stile Apple (con i menu dei vari programmi visualizzati nella barra delle applicazioni). Per installarlo occorrono circa cinque minuti, vediamo come.


Ubuntu 10.04

1. Accedere al terminale e dare i seguenti comandi:


wget https://downloads.sourceforge.net/project/macbuntu/macbuntu-10.04/v2.2/Macbuntu-10.04.tar.gz -O /tmp/Macbuntu-10.04.tar.gz
tar xzvf /tmp/Macbuntu-10.04.tar.gz -C /tmp
cd /tmp/Macbuntu-10.04/
./install.sh

2. Seguire la semplice procedura guidata per completare l’installazione del pacchetto e applicare i temi. A scelta si possono personalizzare anche i browser.


Ubuntu 10.10

1. Accedere al terminale e dare i seguenti comandi:


wget https://downloads.sourceforge.net/project/macbuntu/macbuntu-10.10/v2.3/Macbuntu-10.10.tar.gz -O /tmp/Macbuntu-10.10.tar.gz
tar xzvf /tmp/Macbuntu-10.10.tar.gz -C /tmp
cd /tmp/Macbuntu-10.10/
./install.sh


2. Seguire la semplice procedura guidata per completare l’installazione del pacchetto e applicare i temi. A scelta si possono personalizzare anche i browser.

Incredibile ma vero, è tutto! Dopo un semplice riavvio del sistema, vi ritroverete con un Ubuntu trasformato in Mac al 100%.

Il pacchetto non è ancora stato rilasciato in versione definitiva (pare sia un’alpha), ma noi l’abbiamo testato con assoluto successo su una copia di Ubuntu 10.04 a 64-bit. In caso di ripensamenti, potete disinstallare Macbuntu dando la stessa serie di comandi dal terminale e sostituendo “./install.sh” con “./uninstall.sh”.

Provatelo e fateci sapere cosa ne pensate!

venerdì 15 ottobre 2010

Come gestire il controllo ortografico su Mac OS X Snow Leopard!



Da: http://www.macitynet.it/macprof/articolo/Come-gestire-il-controllo-ortografico-su-Mac-OS-X-Snow-Leopard-/aA46646

Come gestire il controllo ortografico su Mac OS X Snow Leopard

di Mauro Notarianni | 14-10-2010
Dovete redigere testi che comprendono termini e frasi sia in lingua inglese che in italiano? Mac OS X 10.6 vi da una mano correggendoli secondo le regole di più lingue allo stesso tempo e all'interno di programmi come Mail o altri in Cocoa.

Una interessante caratteristica poco messa in risalto su Mac OS X 10.6 “Snow Leopard” e` la possibilita` di eseguire automaticamente il controllo ortografico multilingua durante la digitazione.

I programmi Cocoa possono avvantaggiarsi di tale caratteristica ed eseguire il controllo ortografico e grammaticale durante la digitazione di testi.

In Mail, ad esempio, la verifica e` effettuata sia se scriviamo il testo in italiano, sia se scriviamo il testo in inglese o altra lingua.

Nelle applicazioni Cocoa e` possibile utilizzare opzioni ortografiche e grammaticali avanzate come, ad esempio, l’aggiunta di parole al dizionario ortografico. Per controllare manualmente l’ortografia di un documento basta scegliere il menu “Composizione”, portarsi alla voce “Ortografia e Grammatica” e selezionare “Controlla il documento adesso”: il primo errore sara` automaticamente evidenziato.

E` possibile correggere le parole o lasciarle invariate. Premendo cmd + il tasto “;” (punto e virgola) si passa all’errore successivo. Per visualizzare altre alternative suggerite per la parola e accedere ai comandi riguardanti l’ortografia e grammatica basta tenere Ctrl mentre si fa click sull’errore.

o


La verifica grammaticale puo`, in modo simile, essere eseguita automaticamente selezionando dal menu “Composizione” la voce “Ortografia e Grammatica” e poi “Controlla grammatica insieme all’ortografia”; se l’opzione e` attiva verra` mostrato un piccolo segno di verifica (il “baffetto”) accanto a questa opzione.

Se il comando “Ortografia e grammatica” non e` disponibile nel menu Composizione, probabilmente l’applicazione non e` Cocoa o non supporta la funzione di controllo ortografico di Mac OS X.

giovedì 14 ottobre 2010

GNU/Linux: 5 miti da sfatare!



Da: http://www.geekissimo.com/2010/10/11/linux-5-falsi-miti-sfatare-prima-provare-ubuntu-10-10/




Se per caso non ve ne foste ancora accorti, ieri Canonical ha rilasciato la versione finale di Ubuntu 10.10. Le novità presenti nella distro sono davvero tante, dal gestore delle foto (Shotwell) alla nuova interfaccia per la versione netbook del sistema (Unity), ma non è di questo che oggi vogliamo parlarvi.

Quello che vogliamo fare, cogliendo al balzo l’occasione dell’uscita di “Maverick Meerkat” che per molti di voi potrebbe rappresentare il primo approccio verso il mondo di Tux, è sfatare qualche luogo comune relativo a Linux e a perché, secondo chi spesso lo denigra senza averlo nemmeno mai provato, non varrebbe la pena prenderlo in considerazione.

Signore e Signori, ecco a voi una lista di 5 falsi miti su Linux da sfatare: leggetela, poi fate un “giretto” con la nuova versione di Ubuntu e tirate lo dovute conclusioni.

* Linux non supporta gran parte dell’hardware disponibile e spesso bisogna compilarsi i driver a mano: fossimo agli albori del 2000 sarebbe vero, ma negli ultimi anni Linux ha fatto grandissimi passi in avanti anche sotto il punto di vista della compatibilità hardware. È vero, qualche dispositivo non è ancora supportato appieno, ma questa è più una lacuna delle case produttrici (che non forniscono driver adeguati) che del sistema operativo in sé. Ciò detto, installando Ubuntu o simili ci sono molte probabilità che non dobbiate installare nemmeno un driver per iniziare a lavorare (bene) con il vostro computer. Figuriamoci compilarlo!





* Si deve far tutto da linea di comando: altra voce antiquata. In realtà su Linux si PUO’ fare tutto da linea di comando, ma sia per l’installazione dei programmi che per la configurazione del sistema ormai ci sono fior fiori di interfacce grafiche che permettono di compiere qualsiasi azione non sapendo nemmeno in che menu è collocata l’icona del terminale. Certo, qualche operazione viene ancora più comoda da linea di comando che da GUI… ma quello vale anche per Windows!
* L’open source non è sicuro: se il codice sorgente di un programma o un sistema è disponibile pubblicamente non significa che questo sia più vulnerabile di altri. Anzi, questa “trasparenza” fa sì che ogni eventuale falla e ogni eventuale problema possa essere sistemato nel più breve tempo possibile da chiunque sia in grado di farlo.
* Non ci sono programmi e i file di Office non sono compatibili: a parte qualche eccezione legata agli ambiti professionali (es. AutoCAD, Photoshop, ecc.), quasi tutti i software Windows hanno una valida controparte compatibile con Linux. Quanto alla compatibilità dei file di Office con il sistema del pinguino, basta rivolgersi ad OpenOffice o a una qualsiasi soluzione online (Zoho, Google Docs, ecc.) e il problema è risolto.
* Ambienti desktop troppo difficili da usare e poco attraenti: Gnome e KDE sono cresciuti moltissimo negli ultimi anni. Il primo è semplice e leggero, l’altro più curato nell’aspetto ma entrambi sono “carini” e facilissimi da usare anche per chi è alle prime armi. Se poi si iniziano ad abilitare gli effetti di Compiz… lì non c’è Aero che tenga!

Insomma, qui nessuno sta dicendo che Linux è perfetto o che le critiche che si rivolgono nei suoi confronti sono tutte infondate. Anzi, di strada il sistema del pinguino ne deve fare ancora parecchia su diversi fronti, ma un conto è provare con mano e farsi una propria personalissima idea e un altro è basare le proprie convinzioni su miti che, come abbiamo visto, sono in gran parte datati o del tutto fasulli.

E questo non vale solo per Linux, ma anche per Windows, Mac e… la Mokona Bialetti!

domenica 10 ottobre 2010

Il nuovo splendido GNU/Linux Ubuntu!



Da: http://www.tomshw.it/cont/news/ubuntu-linux-10-10-si-pavoneggia-prendera-il-volo/27429/1.html


Ubuntu Linux 10.10 si pavoneggia, prenderà il volo?
di Dario d'Elia
Venerdì 8 ottobre 2010

Ubuntu Linux 10.10 sarà disponibile il 10 ottobre. Tante le novità per le edizioni desktop, netbook e server. La comunità online è in fermento soprattutto per i miglioramenti all'interfaccia.

Il 10 ottobre Canonical renderà disponibile Ubuntu Linux 10.10 per desktop, netbook e server. La soluzione open è considerata una delle più diffuse al mondo con un volume di "installato" pari a 12 milioni di desktop.

Ubuntu 10.10

Fra le novità più interessanti dell'edizione netbook c'è l'interfaccia chiamata "Unity" che è stata sviluppata per rispondere alle esigenze degli schermi più piccoli. Semplicità, chiarezza e facilità d'uso gli obiettivi primari. Dell sarà forse il primo produttore di netbook a puntare su questa versione.

"L'aspetto chiave dove siamo intervenuti nell'edizione desktop è la facilità di trovare, cercare e installare software compatibile (come ad esempio browser, applicazioni e altro, Ndr)" ha dichiarato Steve George, vice presidente Sviluppo di Canonical.

Inoltre sono stati ampliati i servizi cloud di Ubuntu One come ad esempio l'interoperabilità con Google Android, Apple iPhone e Microsoft Windows. Si parla nello specifico di migliori prestazioni nella condivisione e sincronizzazione di file, contatti, Preferiti e note.

Ubuntu 10.10 edizione Server invece dovrebbe agevolare le qualità di configurazione e personalizzazione di ogni parametro per cloud pubblici.

Per tutti gli ulteriori dettagli consultare la pagina Web ufficiale.

venerdì 8 ottobre 2010

Diagnosi e Problemi su Mac OS?

Da Risolvere i problemi su mac os x

OPERAZIONI PER LA DIAGNOSI E LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI INERENTI IL SISTEMA OPERATIVO MAC OX 10.X




01 Riavvia
02 Accertati di avere spazio libero sul disco di avvio
03 Verifica/Ripara i permessi
04 Verifica/Ripara il disco di avvio
05 Crea un nuovo utente e verifica se i problemi persistono
06 Elimina la cache di sistema e dell’utente
07 Forza il prebinding del sistema
08 Avvia in modalità Safe-Boot e verifica se il problema persiste
09 Effettua il reset della PRAM
10 Effettua il reset dell’open firmware e della NVRAM
11 Scollega tutte le periferiche USB e Firewire ad eccezione del mouse Apple
12 Installa nuovamente il più recente combo update
13 Avvia con il CD diagnostico dell’hardware
14 Verifica l’esistenza di blocchi danneggiati sul disco fisso
15 Rimuovi banchi RAM installati successivamente alll’acquisto del mac
16 Scollega le PCI cards di prodottori terzi
17 Effettua il reset PMU
18 Archivia e installa il sistema operativo
19 Ripristina il disco da una configurazione salvata
20 Rivolgiti all’assistenza autorizzata

Osservazioni:

01 Se riavviando il computer il problema non si ripresenta si può parlare di un problema temporaneo. Avete un sistema operativo funzionante.

02 Il sistema operativo necessita di spazio su disco per scrivere i propri swapfiles (la memoria virtuale), operazione che effettua in assenza di memoria ram disponibile. Non avere spazio su disco può comportare il blocco improvviso e l’impossibilità dell’avvio. Gli swapfiles possono occupare anche 2 GB di spazio in determinate e gravose condizioni. Rimuovete documenti o applicazioni non utilizzate per creare spazio.

03 Avviate Utility Disco in cartella applicazioni/utility. Selezionate il disco di avvio (solitamente Macintosh HD), selezionate il menu S.O.S. o primo soccorso e cliccate su Ripara i permessi del disco.
Tutorial: ripara permessi

04 Avviate con il cd/dvd di installazione del sistema operativo. Chiudete l’installer, aprite Utility Disco, selezionate il disco di avvio, selezionate il menu S.O.S. e procedete alla riparazione del disco. (n.b.:l’avvio con il cd/dvd di installazione si effettua riavviando il mac e tenendo premuto il tasto C) Tale procedura può essere eseguita anche avviando in modalità utente singolo (tasti comando + S da tenere premuti all’avvio) e digitando fsck –y (sul punto si rimanda alle ulteriori note a fondo pagina)
Vedi anche: tutorial ripara disco

05 Un utente amministratore può creare un nuovo utente. L’operazione si effettua in preferenze di sistema pannello account. Qualora i problemi si risolvano i motivi vanno ricercati nella libreria dell’utente problematico. Accade infatti e in via esemplificativa che alcuni files di preferenze si corrompano e la creazione di un nuovo utente comporta la creazione ex novo di questi files. Il medesimo discorso è valido per il supporto applicazioni, i fonts, ecc. ovvero il contenuto della libreria utente che può differire da un utente all’altro ma influire sulla stabilità del sistema.

06 La rimozione delle caches (sistema, utente e fonts) si effettua con programmi utilità terzi come onyx, cocktail, jaguar/panther/tiger cache cleaner, yasu ecc. L’operazione è anche eseguibile tramite comando da terminale. E’ sempre necessario riavviare dopo la rimozione. E’ necessario utilizzare utilità compatibili e aggiornate col proprio sistema.

07 Il prebinding di sistema comporta la ricostruzione o l’aggiornamento delle dipendenze del sistema. Comporta stabilità e maggiore velocità.
Si effettua col terminale digitando il seguente comando per i sistemi pre 10.4 (Tiger): sudo update_prebinding -root / -force
mentre per 10.4 nella modalità di visualizzazione e scorrimento del processo nella shell del terminale con il seguente comando: sudo update_prebinding -debug -root / -force
E’ necessario l’inserimento della pass e si deve attendere l’esecuzione completa del processo prima di chiudere la shell.

08 L’avvio in modalità safe disabilita gli elementi login, gli startup items non Apple, carica solo le estensioni necessarie all’avvio. Talvolta questi elementi sono la causa di problemi di avvio. Andranno rimossi o aggiornati qualora rappresentino il nostro problema. Si effettua premendo il tasto shift durante l’avvio del sistema operativo. Per informazioni specifiche inerenti il proprio OS si rimanda a questa nota tecnica di Apple:http://docs.info.apple.com/article.html?artnum=107392

09 Il reset della PRAM si effettua con la seguente combinazione di tasti all’avvio: comando + opzione + P + R. La combinazione va eseguita dopo il primo suono di avvio e i tasti vanno tenuti premuti finchè il suono non viene ripetuto altre due volte. La seguente nota tecnica definisce la procedura e il contenuto della PRAM:http://docs.info.apple.com/article.html?artnum=2238-it

10 Il reset dell’openfirmware e della NVRAM si effettua con la seguente combinazione di tasti all’avvio: comando + opzione + O + F.
Bisogna attendere che la schermata dell’openfirmware termini il caricamento e al prompt occorre digitare in maiuscolo: RESET-NVRAM (invio) SET-DEFAULTS (invio)
RESET-ALL (invio e attendere il riavvio) Il trattino si ottiene col tasto ? sulla tastiera.

11 Riavviate senza alcuna periferica collegata ad eccezione del mouse originale. Ciò vi permetterà di capire se i problemi sono dovuti ad eventuali incompatibilità con la periferica, al mancato funzionamento delle porte e dei cavi di collegamento.

12 I combo update del sistema operativo sono esclusivamente scaricabili dal sito Apple e differiscono dagli aggiornamenti ottenibili tramite aggiornamento software. Aggiornano le versioni dell’OS dalla versione nativa fino all’ultima disponibile. Contengono tutti gli aggiornamenti singoli scaricabili.

13 L’avvio con il CD Apple Hardware Test, se fornito in dotazione, permette l’analisi dei problemi hardware del computer perché volge la sua attenzione ai singoli componenti quali: scheda logica, scheda video, banchi ram ecc.
Nota aggiunta da Hartz: Apple Hardware Test si trova sul CD “Software Aggiuntivo”. Il test non è sicuro al 100% e anche se non trova errori, non è detto che non ci siano.

14 Tale verifica può essere eseguita avviando il mac con cd di utilità quali DiskWarrior o Techtool e di risolvere solitamente il problema. (i prodotti Symantec esistenti non sono particolarmente adatti e se ne sconsiglia l’uso) L’inizializzazione del disco, come estrema ratio, risolve il problema ma è consigliabile solo in casi particolari e gravi.

15 Le memorie RAM aggiunte in un secondo tempo, non completamente compatibili o di scarsa qualità hanno sempre rappresentato un problema sulle macchine Apple. Rimuoverle temporaneamente aiuta a valutare eventuali problemi da queste generati.

16 Col tempo le PCI Cards possono diventare incompatibili con gli aggiornamenti di sistema. Controllare la compatibilità sul sito del produttore.

17 Il PMU (Power Management Unit) è un circuito posto in prossimità della scheda logica e si occupa della gestione dell’energia del computer portatile, sia esso un iBook o un Powerbook. Per i dettagli è necessario leggere la seguente nota tecnica in quanto il procedimento di reset differisce da modello a modello: http://docs.info.apple.com/article.html?artnum=14449-it

Nota aggiunta da Hartz: sui G5 costruiti nell’ultima parte del 2004 (late 2004) non c’è il tasto PMU e allora si provveda a resettare la SMU (vedi l'articolo tecnico)

18 Questa procedura è spesso risolutiva e consiste nel reinstallare il sistema operativo mantenendo le proprie impostazioni di utente e i propri documenti inalterati. Si effettua come scelta nell’installer avviando con cd/dvd di installazione. Il processo archivia la precedente cartella sistema e libreria principale sul disco fisso in una cartella denominata sistema precedente. Potrà essere rimossa dopo aver valutato il buon funzionamento delle applicazioni. Sarà necessario aggiornare il sistema all’ultima versione disponibile, possibilmente con un combo update come specificato al punto 12.

19 E’ possibile ripristinare totalmente lo stato del proprio disco da una configurazione salvata su disco esterno. Utilità Disco è una delle applicazioni deputate a questa funzione. Altre informazioni di backup fornite da Apple nella seguente nota tecnica:http://docs.info.apple.com/article.html?artnum=106941

20 Sul sito Apple partendo da questo url è possibile trovare il centro assistenza più vicino

Ulteriori note: Software diffusi come Norton Utilities, Antivirus e SystemWorks causano soprattutto in concomitanza con aggiornamenti di sistema o passagi a OS superiori diverse incompatibilità con il sistema operativo. Vanno rimossi con l’apposito unistaller scaricabile dal sito Symantec in attesa degli aggiornamenti.
Controllare i logs di errore o crash con utilità come Console permette talvolta di individuare il problema.
Avviare in modalità verbose (comando + V) permette di prendere nota degli elementi caricati e degli eventuali errori ad essi correlati.
Mac OS X: risoluzione dei problemi di avvio in una nota tecnica Apple sufficientemente completa

mercoledì 6 ottobre 2010

Un PC ecologico?

Da: http://www.hwjournal.net/desktop/recompute-un-pc-di-cartone-che-supporta-linux-2700

Recompute: un PC di cartone che supporta Linux

Esistono centinaia di prodotti che possono vantare la dizione “verde” o “ecologico” nel nome, ma di recente abbiamo visto qualcosa che li batte tutte: un computer fatto interamente in… cartone!
Proprio interamente no, in realtà le schede interne sono quelle standard che si possono trovare in qualunque altro computer, però tutto l’esterno, quindi il case del Recompute (questo il nome del computer ecologico) è in cartone. Lo hanno provato gli amici di Engadget avendone impressioni positive e … meno positive. Vediamo perché. Al momento dell’installazione, quando si è trattato di inserire il connettore della corrente nell’alimentatore si è udito un piccolo… “strap”. Qualcosa all’interno, forse del velcro, forse dell’adesivo, aveva ceduto alla prima pressione esercitata. La prima impressione non è stata positiva.
In effetti tutta la struttura non ispira di certo un gran senso di forza e robustezza, essendo realizzata in cartone, tuttavia ci saremmo aspettati qualcosa di meglio. La scheda madre è assemblata su una sorta di struttura che la sostiene, ma la griglia posteriore, quella dalla quale fuoriescono le porte di connessione della scheda madre, e l’alimentatore sono separate da essa e installate su un diverso strato di cartone. Strano. In compenso è possibile aprire il retro del computer per dare uno sguardo all’interno. Carino, ma in questo caso avremmo preferito una maggior robustezza.

La struttura in cartone, per quanto non sia rassicurante dal punto di vista della resistenza, contribuisce però a ridurre il rumore prodotto dai componenti interni (ventole, disco rigido e unità DVD). Il produttore del Recompute afferma che il proprio prodotto è creato secondo criteri ecologici; purtroppo c’è un prezzo da pagare anche per questo. Il Recompute costa 500 dollari ed offre un sistema basato su Linux con un processore Athlon X2 da 2,2GHz, ma chi preferisce può pagare 1000 dollari per un sistema dotato di un più performante Athlon II Quad Core da 2,8GHz con Windows 7, o, infine, un kit fai-da-te con alimentatore da 400W per 200 dollari.
Sono cifre praticamente doppie rispetto a quanto costerebbero normalmente gli stessi componenti online. Come dire: essere verdi, o averne l’aspetto, implica il dover spendere di più. Maggiori informazioni sul sito web ufficiale del produttore.

Velocità della connessione

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