mercoledì 2 gennaio 2013

Usb 3.0 per gli hard disk: vale la pena?


I dischi rigidi con lo Usb SuperSpeed hanno fatto la loro comparsa ed ecco che esce già il concorrente Thunderbolt. Il nostro test svela in che direzione è meglio andare.

Chi ha già riempito almeno una volta un hard disk Usb da 1 Tb sa benissimo che lo Usb 2.0 è troppo lento per le esigenze di oggi. Lo Usb SuperSpeed, o Usb 3.0, con i suoi 5 Gbit/s consente una trasmissione dati dieci volte superiore a quella del suo predecessore; la velocità dipende anche dall’hard disk usato. Spiegheremo come fa lo Usb 3.0 a raggiungere una tale velocità. Inoltre, abbiamo testato hard ­disk esterni da 2,5 e da 3,5 pollici, dei quali escono quotidianamente nuovi modelli, dotati della nuova interfaccia.


Mentre lo Usb SuperSpeed si afferma, Intel non perde l’occasione di creare scompiglio nel mondo del trasferimento dati: nel mese di febbraio, l’azienda produttrice californiana, presumibilmente coinvolta nello sviluppo dello Usb 3.0, ha presentato Thunderbolt, l’antagonista più veloce, che dovrebbe rimpiazzare tutte le altre interfacce. Gli attuali chipset di Intel di fabbrica non supportano lo Usb 3.0; ciononostante Intel, come tutti i produttori di schede madri, si affretta a montare i chip Usb 3.0 di Nec sulle sue schede madri e assicura che i prossimi chipset supporteranno lo Usb SuperSpeed nativamente.


Lo Usb SuperSpeed è stato concepito fin da subito per supporti e dispositivi esterni. Per questo si distingue dall’External Sata (eSata), sviluppato dall’interfaccia interna Sata, che ha riscontrato poco successo e pecca in termini di consumo energetico. Inoltre, gli hard disk Usb 3.0 con velocità di 110 Mb/s sono nettamente più veloci dei modelli eSata che, invece, non superano 85 Mb/s. Lo Usb SuperSpeed mette in cattiva luce anche il Firewire 800, interfaccia che finora era considerata a elevate prestazioni, dimostrandosi 6,25 volte più veloce.


Tecnologia: compatibile e migliore

Per gli sviluppatori dello Usb 3.0 era importante mantenere nei nuovi dispositivi una compatibilità con l’hardware corrente. Infatti è possibile collegare un hard ­disk Usb 3.0 a un computer antidiluviano dotato di Usb 1.0, anche se poi in realtà la velocità di trasferimento raggiunge il ridicolo valore di 1,5 Mb/s. Anche lo Usb 2.0, attualmente lo standard ancora più diffuso, collegato con lo stesso cavo al connettore del suo predecessore, tramite una frequenza di sistema maggiorata, consente trasferimenti da 30 fino a 40 Mb/s. Nello Usb 1 e 2, il flusso dei dati viene trasmesso su due conduttori. Per aumentare la sicurezza, il segnale viene trasmesso sul secondo conduttore con polarità opposta. Sono presenti anche due conduttori per l’alimentazione per un massimo di 500 milliampere a 5 volt.

Per ottenere la sua elevata velocità di trasmissione, il nuovo Usb 3.0 usa contatti aggiuntivi: due sono per le trasmissioni SuperSpeed dal dispositivo Usb al computer, altri due sono per la trasmissione in senso inverso. I contatti aggiuntivi sono ben posizionati all’interno del connettore, in modo da non interferire con gli altri; solo che i cavi 3.0 con connettori di tipo B, simili a quelli della stampante, hanno una forma diversa e quindi non sono compatibili con i dispositivi 2.0. I fili elettrici portano adesso fino a 900 milliampere. Per la prima volta, ciò consente un apporto di corrente stabile soprattutto per gli hard disk esterni senza alimentatore. Un altro vantaggio consiste nella tecnologia impiegata per il risparmio energetico che permette ai dispositivi collegati di andare in stand-by e di scollegarsi.

Per sfruttare al meglio il potenziale di velocità dello Usb 3.0, i computer, i dispositivi Usb, i cavi, gli hub o i router devono adeguarsi al nuovo standard, altrimenti rimangono dispostivi indifferentemente compatibili con lo Usb 2.0 o 3.0, laddove la velocità massima dipende dall’interfaccia più lenta.

Condizioni: chip e controller

Non tutti i computer sul mercato sono ancora dotati di Usb 3.0. I connettori sono rari soprattutto sui notebook proprio perché i chipset non supportano il nuovo standard all’origine. Ciò vale anche per la nuova piattaforma Sandy Bridge di Intel. Per tamponare, i produttori montano sulle mainboard dei chip controller aggiuntivi. I pc più datati solitamente sono facili da aggiornare al nuovo standard Usb; basta una semplice scheda di espansione Pci Express, spesso in dotazione con gli hard disk Usb 3.0, come comprovato nel test del MyBook 3.0 di Western Digital. Per i computer portatili l’aggiornamento è un po’ più complicato: soltanto i notebook per le aziende e quelli costosi per i privati sono provvisti di slot Pci Express Card per la connessione di controller Usb 3.0. In entrambi i casi, le schede dispongono di due connettori e costano 40 euro. Prese e connettori SuperSpeed si riconoscono facilmente dal materiale plastico interno di colore blu.


Dal punto di vista software, il computer deve disporre dei driver specifici per il controller Usb 3.0. Al momento, nessuna versione di Windows li implementa. I driver per lo Usb 3.0 Host Controller possono essere scaricati dal sito del produttore oppure dal dvd allegato alla scheda madre o al controller stesso.

Nominalmente lo Usb SuperSpeed raggiunge un transfer rate di 5 Gbit/s o 640 Mb/s. La velocità raggiunta nella pratica dipende dal computer e dall’hard disk utilizzato. Gli hard disk esterni da 2,5 pollici con transfer rate medio di 65 Mb/s risultano lenti nonostante lo Usb 3.0 perché dotati di dischi tipicamente usati nei notebook e più orientati al risparmio energetico e alla riduzione del rumore rispetto agli hard disk da 3,5 pollici. Questi ultimi trasferiscono a 90 Mb/s, senza peraltro sfruttare al massimo il potenziale dello Usb SuperSpeed. Per farlo ci vogliono dischi a stato solido come l’Ocz Enyo; a detta del produttore, i modelli più capienti con Usb 3.0 dovrebbero essere in grado di trasferire fino a 260 Mb/s, a condizione che l’unità sorgente del computer sia altrettanto veloce.

Altri parametri per misurare le prestazioni, come il tempo di accesso, giocano un ruolo secondario nel caso degli hard disk esterni poiché vengono salvati principalmente i dati e non i programmi.

Hard disk da 2,5": piccoli e pratici

Se non servono svariati terabyte di spazio, allora un hard disk Usb 3.0 da 2,5 pollici è più che sufficiente. Gli hard disk portatili sono sprovvisti di alimentatore e quindi più maneggevoli. Tutti i modelli sviluppano un rumore pari o inferiore a 1 sone. Il transfer rate di quasi tutti gli hard disk da 500 Gb supera notevolmente quello dello Usb 2.0. In termini di transfer rate due hard disk hanno retto bene il confronto con i dispositivi da 3,5 pollici: il vincitore del test Samsung S2 e l’elegante LaCie Starck Mobile, che hanno raggiunto tempi di accesso in lettura e scrittura superiori a 80 Mb/s.


Tra gli hard disk di piccole dimensioni, quello più grande in termini di capacità è il Seagate FreeAgent GoFlex con 1.500 Gb. Oltre che per la capacità, questo hard disk si distingue per il connettore intercambiabile che consente di alternare la connessione eSata o Firewire 800 tramite l’adapter in dotazione. Per l’elevato consumo energetico, però, si aggiudica l’ultimo posto, sebbene sia comunque più piccolo e risparmi più energia di altri tre hard disk da 500 Gb. Hard disk da 3,5": veloci ed economici


Gli hard disk da 3,5 pollici offrono tanto spazio di memoria a prezzi contenuti. Effettivamente il costo a gigabyte, a partire da 7 centesimi, supera di poco i 5 centesimi degli hard disk interni. Inoltre, gli hard disk più grandi dotati di alimentatore proprio sono più veloci dei modelli portatili. Così il transfer rate medio del Buffalo DriveStation Usb 3.0 raggiunge i 112,0 Mb/s, risultando perciò veloce come il Samsung HD103SJ interno con interfaccia Sata. Questo dimostra che con lo Usb 3.0 i problemi di velocità degli hard disk esterni sono ormai superati. Una caratteristica comune ai dispositivi testati li rende particolarmente indicati per l’archiviazione sicura dei dati: grazie all’interruttore posto sul case, questi hard disk possono essere accesi per effettuare il back­up e spenti durante il lavoro al computer. Ciò garantisce maggiore sicurezza per i dati salvati perché virus o errori di comando non entrano in contatto con i dati presenti sull’hard disk esterno spento. Questo è un notevole risparmio per l’hard disk che può così godere di una vita più lunga.

Oltre alle buone prestazioni degli hard disk esterni più grandi è bene prestare particolare attenzione all’emissione di rumore, soprattutto se lo si posiziona su una scrivania. Dispositivi che superano la soglia di 1 sone sono sicuramente molto fastidiosi.


Dotazione: sicuri e veloci

Nonostante i prezzi contenuti, i produttori di hard disk da 2,5 e 3,5 pollici spesso integrano hardware e software aggiuntivi. La maggior parte dei dispositivi testati offre un programma di backup. Quasi sempre si tratta di software del produttore stesso oppure di prodotti commerciali di marca: il Verbatim Store ‘n’ Go Usb 3.0, per esempio, include una versione minima di Nero BackItUp&Burn. Gli hard disk di Seagate e il Buffalo DriveStation Usb 3.0 prevedono Memeo Backup. Se così non fosse, gli utenti Windows 7 e Vista potranno sempre ricorrere all’utility di backup, raggiungibile dal menù Start alla voce Backup e ripristino dopo l’inserimento del termine backup nella finestra di ricerca.

Chi desidera collegare l’hard disk a computer con Usb 2.0 o 3.0 può trovare utile il software Turbo Usb 2.0, in dotazione con il Buffalo DriveStation Usb 3.0. Questo programma usa particolari driver veloci per Usb 2.0. Fintanto che l’hard disk è collegato, il software disattiva dalla porta in uso tutti i protocolli e le funzioni interne che non sono necessari per il trasferimento dei dati. In questo modo con la vecchia interfaccia l’hard disk raggiunge un transfer rate di 40 Mb/s anziché i soliti 30 Mb/s. Con lo Usb SuperSpeed non si noteranno differenze poiché in questo caso la velocità è determinata dall’hard disk e non dal tipo d’interfaccia. La maggior parte degli hard disk portatili dispone di un software di codifica, consigliabile per i dati più sensibili. In caso contrario, l’applicazione Open Source TrueCrypt è una buona alternativa a costo zero. Questo tipo di programmi crea sull’hard disk esterno dei file container codificati che necessitano della relativa password per essere aperti.

I limiti: velocità e lunghezza
Mentre lo Usb 3.0 offre ai comuni hard ­disk e agli Ssd un margine sufficiente in termini di velocità, per alcuni campi di applicazione lo Usb SuperSpeed è ancora troppo lento, per esempio per il collegamento a display o a televisori ad alta definizione; in questo caso i contenuti video vengono riprodotti in formato non compresso e il transfer rate video in Full-Hd a 50 hertz (1080p50) può raggiungere 5 Gbit/s, al quale va aggiunta la traccia audio. Questo annulla il potenziale di velocità ipotizzato per lo Usb 3.0. Inoltre, i cavi Usb 3.0 non possono superare 4,5 m di lunghezza perché nei cavi in rame all’aumentare della lunghezza diminuisce la qualità del segnale.

Per superare questi limiti in velocità e lunghezza, si cerca già da tempo di sostituire il rame con la fibra ottica per il trasferimento dei dati. Inizialmente l’interfaccia Usb 3.0 era stata progettata come tecnologia a fibra ottica, ma dopo alcune prove pratiche sono stati preferiti i cavi in rame. Ed è andata più o meno così anche per l’interfaccia Thunderbolt, recentemente sviluppata da Intel. Non si tratta di un mero collegamento ottico, ma di un ibrido. Thunderbolt dovrebbe rimpiazzare tutti gli altri tipi d’interfaccia e consentire la realizzazione di dispostivi sempre più piccoli, ma deve passare ancora qualche anno prima che ciò accada e fino ad allora lo Usb 3.0, sufficientemente veloce e compatibile con le unità disco attualmente disponibili, rimane un ottimo compromesso tra velocità, semplicità e costi contenuti.

Velocità della connessione

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